Questo clima ha origine, più o meno consapevolmente, dalla capacità di ognuno di stare davanti alla crisi non a partire dalla contingenza negativa in cui tutti ci troviamo, bensì da un dato positivo: la vita c’è, abbiamo ricevuto doti e capacità e abbiamo l’opportunità di esprimerle. Un dono che se riconosciuto tale è un punto di partenza che genera una gratitudine di fondo, che fa gustare innanzitutto quello che c’è.
Questo atteggiamento è la salvezza nei confronti di un individualismo sterile che spesso ci caratterizza: l’individualismo di chi crede che la realizzazione stia unicamente nel guadagno e nella ricchezza, mentre chi è qui a lavorare è stimato non solo per quanto vende, ma perché espressione di una tradizione e di una cultura, cioè di un’umanità e solo questa stima genera una piena gratificazione. O l’individualismo di chi cerca solo l’affermazione di sé e vede gli altri come dei nemici, mentre in un contesto come Artigiano in Fiera tutti concorrono, cioè “corrono insieme”, valorizzati ed esaltati nelle proprie diversità.
L’imprenditoria artigiana è da sempre al bivio tra il lavorare insieme per essere espressione di un popolo, di una tradizione data che dà consistenza al proprio lavoro, o il lasciarsi abbandonare all’individualismo. L’individualista è pesante, lo si nota subito in fiera, è come una nota stonata: infatti nell’incontro con l’espositore invece di essere umile, sapersi far correggere o lasciarsi interrogare, si chiude in sé stesso trovando improbabili giustificazioni.
Al contrario, mettere al centro la partecipazione e il costruire insieme dà più soddisfazione, si capisce di appartenere a qualcosa di più grande e aiuta a comprendere l’origine dello stare insieme e del proprio destino.
Al contrario, mettere al centro la partecipazione e il costruire insieme dà più soddisfazione, si capisce di appartenere a qualcosa di più grande e aiuta a comprendere l’origine dello stare insieme e del proprio destino.
Questo rende creativi e costruttivi: chi si pone così è innanzitutto felice e lo fa vedere, è colui che più si lascia interrogare ed è capace di rinnovarsi, e quindi di innovare. La fiera è piena di innovazioni e di giovani che si muovono così. Partire da un positivo e riconoscere ciò che ci è dato, non solo esalta e sostiene il lavoro, ma arriva fino a sostenere la vita.
Il criterio giudizio di un evento come Artigiano in Fiera non può quindi essere quello solito e superficiale, non può essere un semplice elenco di numeri: quanto pubblico presente, se pur eclatante, o quanto fatturato generato, se pur molto rilevante. Il giudizio vero è dato dalle ragioni che la manifestazione contribuisce a comunicare ad artigiani e visitatori per stare davanti alla difficile situazione economica di oggi e insieme come sostegno al lavoro e alla vita, per continuare a contribuire tutti al bene comune.
Ognuno percepirà queste ragioni e le farà sue nella misura della propria apertura di cuore e quindi della propria intelligenza.
Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo vero fenomeno di popolo.
Antonio Intiglietta
Presidente Ge.Fi.